Numerosi i segni nei testi di questa domenica. Giuseppe, colui che si lascia dirigere dalla fede, è personaggio e simbolo. Il sogno come messaggio di Dio. La maternità di Maria. La missione universale di Gesù e i suoi titoli. Re glorioso, discendente di David
n. 1606
Omelia 4^ Domenica Avvento
(18.12.16)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Salverà il suo popolo
Giuseppe sposo di Maria
A partire dal 17 dicembre siamo già nella immediata preparazione del Natale, per questo la quarta domenica d’Avvento ci porta il racconto dell’annuncio della nascita di Gesù a Giuseppe. Maria e Giuseppe erano nella prima fase del loro sposalizio rappresentato dal contratto. Già erano sposati. Dopo veniva la festa, quando la sposa era portata alla casa dello sposo. Maria resta incinta per opera dello Spirito Santo. Senza sapere nulla, Giuseppe pensa di abbandonare la sua sposa e di non denunciarla perchè sarebbe stata condannata a morte. Durante il sonno Dio comunica quello che avverrà . Il sogno era un modo di conoscere la volontà di Dio. Nell’Antico Testamento è comune la comunicazione della volontà di Dio. Giuseppe è chiamato figlio di David, egli infatti avrebbe dato il nome a Gesù della discendenza di David. Il nome del bambino è simbolo, ed è presto spiegato: “salverà il suo popolo dai suoi peccati†(Mt 1,219. Vedremo dopo che per annunciare la verginità di Maria, Matteo cerca il fondamento nella Scrittura. Dio da un segno ad un re che non sa nulla dei “segniâ€. La profezia non si riferisce a un parto verginale. La traduzione dal greco è già una interpretazione. Questa traduzione è anteriore a Cristo. Ricevendo Maria come sposa, Giuseppe simboleggia la Chiesa che accoglie Cristo. Così si interpreta la fede di quest’uomo che ha ricevuto la missione di essere il padre legittimo di Gesù secondo la legge, poi lo accoglie e gli dà il nome. È il comportamento di fede che sa ascoltare lo Spirito Santo nelle decisioni fondamentali della vita.
Nacque per tutti
I testi del vangelo raccontano la situazione dell’incarnazione del Figlio di Dio. La nascita di Gesù non è una questione familiare. Paolo scrivendo ai romani mette in chiaro la questione dell’universalità della salvezza. Fu scelto per il Vangelo di Dio. La sua vocazione è una chiamata all’apostolato “allo scopo di portare all’obbedienza della fede tutti i popoli pagani per la gloria del suo nome†(Rm 1,5). Il salmo invita ad aprire le porte della salvezza affinchè il Re della Gloria possa entrare (S 23). L’avvenimento non è soltanto una questione locale, ma abbraccia tutto l’universo. Inoltre la terra e il mondo intero vi partecipano. Tutta la bellezza del Natale è la testimonianza al mondo che Egli nasce per tutti. Ancora sopravvive l’idea del re Acaz che non bisogna importunare Dio: “Non chiederò perchè non voglio tentare il Signore†(Is 7,12). Scartare Dio è quello che , inclusi i buoni cristiani, fanno. La vita non è rivolta a Dio, nè diretta da lui. Si erigono templi e altari agli dei, fatti dalle nostre mani. La grotta di Betlemme perde il suo calore quando l’essere umano perde il suo senso.
Spirito di Betlemme
Nell’ultima settimana dell’Avvento c’è la preparazione immediata che ci mette in relazione con Cristo e i suoi titoli. Egli è la Sapienza, il Signore, la Radice di Jesse, la Chiave di David, l’Emmanuele, il Sole Nascente e il Re e Signore delle Nazioni. Ci insegna a conoscere Cristo e a desiderarlo. Per questo l’Avvento è una invocazione: “Vieni Signore Gesù!â€. Lo spirito di Betlemme è l’apertura ad accogliere. Il simbolo della grotta calda e accogliente (gli animali che riscaldavano l’ambiente) lo è per il calore umano della fraternità . Accogliere Gesù nella persona dell’altro, soprattutto i familiari e anche, nel gesto della fraternità , i poveri. I regali rispondono al regalo di Dio per noi che è Gesù. Incontrare Dio è uscire da se. Riunirsi è dimenticare l’egoismo. Betlemme è tutta qui!
Letture: Is.7,10-14; Salmo 23; Rom.1,1-7;Matteo 1,18-24
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