Morto è il dio della fantasia e del sentimento, del timore servile e dell'amore interessato, dell'esaltazione isterica e del bigottismo manicheo... Morto il dio permaloso e collerico, rivale dell'uomo e nemico del mondo.
Esso anzi, propriamente, neanche è morto perché mai nato, né può esistere che secondo i pregiudizi di una pseudo-cultura, troppe volte asservita ai calcoli di gente senza scrupoli ed espressione di una sensibilità interiore irriducibilmente chiusa ai più nobili interessi dello spirito, alle più ambite conquiste del sapere.
Resta da vedere se sia morto anche il Dio intuito dai primitivi, adorato dai Patriarchi, rivelato da Gesù, predicato dagli Apostoli, contemplato dai mistici, conquistato da Agostino e Tommaso: appunto il Dio della ragione libera e delle anime pure, aperte al mistero dell'esistenza.
il caso più serio di tutti
Naturale campo del pensiero umano è il mondo: dalle più lontane galassie seminate negli spazi cosmici al nostro pianeta e a quanto, da epoche remotissime, si svolge nei domini della natura, dell'uomo, della storia.
Cercare l'ultima spiegazione razionale del mondo significa chiedersi se esso abbia in sé la ragione sufficiente della propria esistenza, cioè porsi il problema di Dio, concepito come Colui che è per se stesso e non dipendentemente da altri, ossia l'Autonomo.
Di livello eminentemente speculativo - sì da eccedere tutti gli aspetti particolari della realtà, colti dai rispettivi rami del sapere - la ricerca di Dio mira alla più alta visione unitaria del mondo, per cui esige che la mente umana si apra allo sconfinato orizzonte dell'essere: la misura della ragione è in tale attitudine; negarla significa uccidere il pensiero, in ogni settore e ad ogni livello dell'indagine scientifica.